Era andata via la corrente e siamo rimasti senza luce, ma io oramai avevo comprato le uova, la farina, i funghi, l’aglio, la pasta di pomodoro e le erbette. Non potevo di certo rinunciare.

Anche perché oramai lo avevo detto a tutti, gustandomi le loro facce allibite.
Fai la pasta? Sul serio? Ma non puoi usare quella in busta? Ma usi una macchinetta? A mano? Veramente lo farai a mano?

E così mi ritrovo di fronte al tavolone di legno che abbiamo in giardino, all’aperto, perché così per lo meno avrò circa un altra ora di luce, anche se fioca.
Arietta fresca, uccellini che si preparano a dormire, il rosso del sole che se ne va (chi è che mi aveva detto che all’ecuatore non esiste il tramonto?).

Preparo il tavolo: uova, scodellona, farina. E come la peso la farina? Per fortuna mi ricordo che per dare da mangiare ai fringuelli usano una minibilancia per pesare al grammo le carotine e le meline. Me la faccio portare. Nel frattempo metto in ammollo i funghi. Com’è che qua i funghi non hanno nome, sono semplicemente funghi? Nient’altro sulla confezione.

Trito l’aglio. Mi chiedo se ce la farò. C’è molta umidità, c’è vento, la signora che mi ha venduto le uova mi ha detto che avevano circa un paio di settimane, la farina è farina perfetta per pasticceria. E soprattutto, non è che io sia proprio una veterana della pasta fatta in casa, anzi. In vita mia ho osservato molto, quello si, ma da lì a fare tutto da sola è tutta un ‘altra storia… Tirare la pasta a mano? Mai fatto…

E gli strumenti, tutti improvvisati…
Il mio piano di lavoro? Il tavolo di legno su cui gioco a ping-pong. Il mio mattarello? Una delle mille bottiglie di birra che mi sono bevuta settimana scorsa. Lavata sotto l’acqua calda della doccia perché quando va via la luce va via anche l’acqua e solo resta quella all’interno della tanica d’acqua calda.

Gli amici si radunano incuriositi intorno al tavolo, guardandomi strano. Che poi, a dire il vero, non c’è molto altro da fare, dopo essere tornati a casa dal lavoro, se non si ha né luce né acqua. E io che sono sempre meno sicura di poterci arrivare in fondo.

Arriva il momento di unire uova e farina. E impastare impastare impastare. I movimenti mi escono naturali, come se lo facessi tutti i giorni, da anni. Il sole tramonta e se ne và. Dale, l’amico bibliotecario, si offre per girare la manovella della lanternina a manovella; intanto fa domande e presta molta attenzione… dice che un giorno, di ritorno a casa sua, in USA, vuole essere in grado di stupire le signorine preparando loro pasta fatta in casa.

Gli altri, poco a poco, spariscono nelle loro camerette buie.

La mia fedele bottiglia di Pilsener ce la mette tutta, mentre insisto spingendo tirando e lamentandomi che la mia sfoglia è troppo spessa. Se non fosse per la lucetta della lanterna puntata proprio sull’impasto, non vedrei niente di niente.

Scolato i funghi. Inventato strane peripezie per sciacquarli, visto che non c’è acqua nel rubinetto. Le mie quattro sfoglie sono stese sul tavolo, aspettando. Metto l’acqua sul fuoco: qua ci vuole sempre mezz’ora per farla bollire.

In cucina, è il mio laptop Dolmac a farmi luce: ho scelto di trasformarlo in lanterna nella sua ultima mezz’ora di carica. Soffriggo l’aglio. Per l’occasione, uso olio di oliva (praticamente oro, da queste parti). Aggiungo i funghi, e un poco della loro acqua di ammollo. Sul fuoco piccolo, che però dopo un po’ risulta troppo alto lo stesso, perché si attacca tutto… Altra acqua funga, due o tre abbondanti cucchiaiate di pasta di pomodori (qua passata nemmeno parlarne).

Taglio la pasta (troppo larga, scoprirò poi) e la sparpaglio qua e là sul tavolo infarinato. Pappardelle su tavolo da cucina ad uso ping-pong.

Dopo dieci minuti scopro che il mio sugo è perfetto. E che i funghi solo funghi alla fine sono più buoni di quanto pensassi. Un pizzico di sale e spengo.
Apro la mia busta di “hierbitas”, cioè l’unica maniera di procurarti del prezzemolo: mazzetti di erbette aromatiche miste, tutte con lo stesso aspetto scialbo e le foglioline striminzite. Per riconoscere il prezzemolo le devo addentare tutte. Anche perché alla luce della mela non si vede poi molto. Non mi accorgo nemmeno che il mio sugo si attacca di nuovo.

Finalmente butto la pasta, ma per farlo sono costretta a correre dentro e fuori dalla cucina, in una corsa a ostacoli tra sedie e con l’amaca che mi sbarra la strada, il tutto con le pappardelle che cercano di sfuggire da tutte le parti.

Momenti di tensione, anche se già inizio a intuire di avere vinto. Assaggio una volta, due, tre… dieci, venti… ci siamo quasi. Dale osserva sempre con attenzione, mi fa i complimenti, ringrazia e se ne và, ma non assaggia.

In fondo sono stata io la prima a dire che non avrei condiviso con nessuno, oggi la pappa era solo per me, e poco a poco avrei raffinato la ricetta fino a poterla offrire agli altri.

Continuo ad aprire il rubinetto per lavarmi le mani, ricordandomi ogni volta che non c’è acqua, ma ritornando ad aprirlo dopo un paio di minuti, e ridendo di me ogni volta.

Resto sola in cucina, fino a che arriva il momento di scolarla. Scolo, olio, sugo, mescola mescola mescola. Mi servo un piatto, e la cucina non è più vuota. Faccio assaggiare a José Luis, e se ne serve un piattone. Faccio assaggiare a Vale, che dice “ne mangio solo una forchettata”, e, dopo essersi sbrodolata raccogliendo direttamente dalla pentola forchettate gigantesche, decide di servirsene un piatto.

E io, nel frattempo? Nel frattempo sono felice, mi godo il goloso sughetto ai funghi, mi accorgo che alla fine la pasta non è poi così spessa: posso recuperare tagliando tagliatelle larghe la metà.

Mi alzo per fare il bis, e solo c’è una forchettata. Mentre raccolgo soddisfatta quel poco che resta penso a ieri sera. Che sono uscita per bere birra e giocare a biliardo, ma dopo una birra e due tavoli di bigliardo me ne sono tornata a casa in coma. Dove però non sono riuscita a dormire, perché ho iniziato a fantasticare di cibi golosi che non mangio da tempo, ho sognato tortelli e pappardelle ai funghi. E ho realizzato che potevo prepararmeli da sola.

E ho deciso che sarebbe stato stasera. E mi sono impuntata. E senza luce e senza acqua, non mi sono fermata. Da un poco di farina e un paio di uova ho tirato fuori dieci minuti di sogno, rinchiusi in un piatto delizioso. Di quelli che te ne accorgi solo quando sei a 10.000 km da casa che non puoi proprio farne a meno.

E so che settimana prossima si ripete. Forse proverò a preparare un buon ragù. Di certo dovrò preparare per più gente.
Già mettendo le mani avanti per la volta successiva… menù del giorno: tortelli d’erbetta

Nel frattempo mi godo un bel piatto di pappardelle ai funghi all’ecuatore, su un isola sperduta in mezzo al pacifico…

cucinando 01cucinando 02

 

 

Appendice:

how-to materno per ottenere perfette pappardelle ai funghi (via skype)

mamma:
100 gr di farina un uovo di circa 60 gr
questa è la proporzione
quindi, siete 4?
quattro uova, 400 gr di farina
più quella per impastare
siete 2?
ok 2/200
divertente
metti la farina e le uova in una terrina e …. ammassi
impasti….
è così piccola che lo puoi fare con una mano
deve diventare bella liscia
fare delle bolle sulla superficie…plooof
non deve essere troppo molle nè troppo dura
se è molle aggiungi farina
se è dura un mezzo guscio d’uovo pieno d’acqua
quando è liscia (il problema lì forse è la troppa umidità)
prendi il mattarello
se non ce l’hai
una bella grande bottiglia di birra lavata
senza etichetta
la infarini
e la stendi sottile sottile
infarinando il mattarello e il piano d’appoggio e la pasta
quando è stesa
la fai asciugared un po’
non troppo
dipende dal clima
devi arrotolarla su se stessa
senza che si appiccichi
ma se è troppo secca si spezza
e poi prendi una mocha
e ..fvamm, fvamm fvaaam
la tagli dello spessore che desideri, mezzo cm
poi prendi gli anelli arrotolati e li aprri con le dita
credo che ti ricordi il movimento
e li sparpagli sun piano
infarinato che non si devono incollare
ma seccare
quindi ogni tanto con le dita
li sollevi e li apri e li fai ricadere
dio che poesia!
vedremo la pratica

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1 Comment on La leggenda delle pappardelle in mezzo all’oceano.

  1. Ugly Animals says:

    Hey Dolma33,

    Great post! This is the first time I am reading your blog and I am subscribing to it to be back later. Take care and hey a happy new year to you!

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