I’m still here in Galápagos, after 16 months, working for the Charles Darwin Foundation.
My work (and my boyfriend too) keeps me so busy that I’ve almost forgotten about this blog (it’s pretty easy, if you don’t have internet at home).
Well… let’s see if I will be able to start posting again!
For all this time, I’ve been living in the volunteers’ dorms at the Charles Darwin Scientific Station.
Living there was awesome: falling asleep to ocean’s sounds, waking up to the song of darwin finches, drinking tea sitting in the tortoise’s corrals, or, in the early morning, walking on lava rocks by the sea, surrounded by iguanas, crabs and herons.
It also meant to live together with volunteers (from 7-8 up to 16) from all over the world, sharing stories, traditions, recipes and drunken songs (and also sharing bathroom, kitchen and fridges).
I made a lot of friends, many of them have already gone back home, leaving so many good memories behind…
Now, that time has come to an end. It’s time for me to go live by myself, out of the green Scientific Station, so full of endemic wild life.
I definitely need more privacy (and more space in the refrigerator), so I found a sweet little house in Puerto Ayora, near to grocery shops, bars and kioskos.
It wouldn’t be as quiet and naturalistic as in the Station, but it won’t be so bad, as I’ll keep going to my fantastic office by the sea everyday (uh, please, remember me to write something about that place: it’s my favorite place in the whole world!!!).
(more photos coming soon)
Tags: Dolma
Per restare in ambito culinario, vi racconto come preparare delle deliziose Fajitas (chiamatele Fajitas, Tacos o Burritos, il succo è sempre quello).
Per prepararle, è stata fondamentale la direzione di un amico messicano (Marco) e l’aiuto della mia amica ecuatoriana (Angela), nonché una televisione che trasmetteva video di Salsa.
Quindi vediamo…
Ingredienti (in ordine assolutamente casuale):
Aglio, peperoni, cipolla, pomodoro, tortillas di frumento, peperoncino, carne di mucca, limone, pepe, sale, avocado.
- Tagliare la carne in filettini sottili sottili da marinare con pepe, sale e limone (proporzioni: circa 2 limoni per kilo).
- Preparare il guacamole: prendere (3) avocados un poco maturi, estrarre la polpa e schiacciare con una forchetta in un recipiente; aggiungere sale e limone e lasciare riposare.
- Soffriggere aglio, peperoni, cipolle e pomodori (tutti tagliati sottilissimi).
- A parte, soffriggere la carne con olio di oliva, lasciarla cuocere (mescolandola solo una volta) (non chiedetemi perché, queste sono le istruzioni).
- Una volta cotta la carne, tagliarla a listarelle ancora più fini.
- Scubettare finemente pomodori e cipolla e aggiungerli al guacamole.
- Scaldare le tortillas direttamente sul fuoco.
- Servire le tortillas con dentro la carne, mentre a parte verranno lasciati il guacamole, la salsa di peperoni e pomodoro, salsa piccante (e altre salse al gusto), in modo che ciascuno sia libero di riempire la sua tortilla con quello che vuole.
Per monotonizzare sempre più queste pagine e restare in tema di cibo italiano alle Galapagos, oggi vi parlo dei tortelli e dei fringuelli.
Tortelli
Cristian, di ritorno da una breve vacanza in Italia, mi ha portato una confezione di tortelli Buitoni al brasato. Ovviamente, dopo tanti mesi senza tortelli, mi sono sembrati iper-deliziosi.
Non riuscendo a decidere come condirli, metà li ho fatti con burro salvia e parmigiano, l’altra metà con uno squisito sughetto ai funghi. E me li sono pappati tutti, seduta al tavolone fuori casa.
Fringuelli di Darwin (o Darwin Finches o Pinzónes de Darwin)
I fringuelli di Darwin sono noti perché si sono adattati e a seconda del cibo che avevano a disposizione hanno sviluppato becchi differenti.
Non sta a me spiegarvi tutta la storia, se volete leggetevi qualcosa qua, qua o qua, o cercate su google.
Il punto è che si sono adattati bene anche a noi. E anche se ovviamente è proibito dare da mangiare agli animali, a loro non importa niente e se non glielo dai vengono a prenderselo. Quindi è facile trovarteli in cucina, o nel bidone della spazzatura, o a raccogliere le briciole sotto al tavolo, o radunati intorno a kioski e ristoranti.
Così ci si ritrova con fringuelli mangiatori di cactus e fringuelli mangiatori di bacche che condividono lo stesso panino al prosciutto. Che ne sarà della loro dieta specializzata? Come diventerà il loro becco?
E tutte quelle proteine, non gli faranno male? È forse questo il motivo per cui negli ultimi giorni abbiamo assistito a scene in cui gli uccellini ammazzano geki e se li pappano, o giocherellano come gatti coi poveri topolini per poi mangiarseli?
O forse è proprio qui la loro forza di adattamento, e stiamo assistendo ad un loro cambio evolutivo. C’è nuovo, diverso cibo in casa, più facile da trovare che il cibo che mangiamo di solito? Beh, impariamo a mangiarlo ed evolviamoci per mangiarlo meglio, no?
Ed è così che arriviamo al crudele furto di tortelli da parte dei fringuelli, che irrispettuosi della mia golosità e gioia nel ritrovarmi nuovamente di fronte a un fumante piatto di tortelli hanno deciso di internazionalizzare i loro gusti e farsi una sbafata di cibo italiano
Lo chiameremo scambio culturale? In fondo qualche giorno fa ho assaggiato una delle loro dolcissime bacche…
Forse è stata solo colpa mia, che nella mia grande golosità non mi sono preparata un solo piatto, ma due, e così mentre mangiavo da uno non potevo tenere sotto controllo l’altro
…e loro se ne sono orribilmente aprofittati… grrrr
Se volete vedere decine di foto tutte uguali, in cui uno o due fringuelli si lottano il mio cibo, potete iniziare da qua.
Tags: Cooking, darwin finches, food, Galápagos
Ieri sera Andres voleva preparare le empanadas al formaggio. Mi piacciono molto, ma non trovavo l’idea molto sensata, visto che per prepararle in casa ti parte un sacco di tempo nel fare l’impasto, riempirle, piegarle e friggerle, nonché una bottiglia di olio, mentre al mercato le compri per 75 cents… Poi però mi è venuta un’idea…
Così gli lascio preparare l’impasto (farina, acqua, sale e burro –qua chiamano burro la margarina… cosa farci, ci si adatta!). Mentre la palla di massa riposa, gratto un intera forma di formaggio fresco (non so se in italia c’è un formaggio come quello che c’è qua, però c’è la mozzarella, che è 1000 volte meglio) e affetto sottile sottile un poco del salame che mi ha portato Maurizio qualche settimana fa.
Metà dell’impasto la dedico alle empanadas: facciamo sferette di circa 4 cm di diametro, le stendiamo in una sfoglia circolare (grazie all’oramai immancabile bottiglia di Pilsener ad uso mattarello), una cucchiaiata di formaggio al centro, pieghiamo in due e sigilliamo accuratamente, facendo uscire tutta l’aria.
Con l’altra metà faccio dei quadratini di sfoglia, mentre Andres mi guarda perplesso senza capire il senso di quei pezzi di empanada vuoti e semplici.
L’olio si scalda e iniziamo a friggere. Gli amici già riempiono la cucina. Una deliziosa empanada bollente ciascuno: c’è chi ci mette sopra una cucchiaiata di zucchero finché è calda.
Mentre friggiamo i pezzetti quadrati, gli altri non capiscono molto bene che cosa voglio farci: impasto senza niente dentro, semplice impasto fritto?
Tiro fuori dall’olio i miei pezzettoni dorati, con un tovagliolo li asciugo dall’olio.
Un paio di fette di salame in mezzo, piego a metà e offro a ciascuno un pezzo di Torta Fritta con Salame.
“Posso metterci la maionese in mezzo?” Certo.
Con le dita unte mi accorgo felice che l’esperimento é riuscito, e ancora una volta ho portato un po’ di Emilia Romagna su quest’isola… Mentre gli altri si leccano le dita gliene porgo un altro pezzo…
La mia pancia piena é soddisfatta: ho finalmente imparato a cucinare le empanadas al formaggio!